Quanto l’uso scriteriato delle tecnologie e l’iperstimolazione ambientale incidano sulla nostra concentrazione, è ormai noto e scontato. Siamo costantemente sottoposti a innumerevoli fonti sensoriali che ci costringono ad attivare risposte altrettanto costanti agli input, subìti, il più delle volte, senza neanche accorgerci. Il risultato è che spesso manca “quel tempo” di elaborare ciò che davvero ci può interessare, l’attenzione si fa sempre più labile e una stanchezza diffusa si impadronisce di noi, portandoci, nel peggiore dei casi, a quello che gli esperti definiscono burnout. Tutto questo non riguarda solo gli adulti, ma è un fenomeno che coinvolge in modo preoccupante anche i bambini, molti dei quali diventano presto iperattivi e incapaci di soffermarsi con la dovuta concentrazione, non solo sulle materie di studio, ma anche su ciò che accade intorno a loro. Non è un caso che, in risposta a tutto ciò, si senta sempre più spesso parlare di Mindfullness e di tecniche legate al respiro, che tramite un profondo rilassamento e un’attenzione vigile e focalizzata invitano a stare nel qui e ora, in un presente consapevole.
Sono molti i riferimenti che si possono trovare in materia: basta fare una piccola ricerca in Internet e verrà fuori un lungo elenco di siti, più o meno affidabili. Ognuno potrà avvalersi delle risorse che più lo ispireranno o scegliere tramite la guida di esperti e altre valide fonti. Non si sbaglierà – ammesso che si possa parlare di “errore”, quando si tratta di sperimentare vari metodi – chi vorrà fare riferimento alla lezione di un vero e proprio Maestro di consapevolezza come Thich Nhat Hanh. Monaco vietnamita, recentemente scomparso, basterebbe leggere la storia della sua vita per trarne una lezione significativa. Il suo approccio fu rivoluzionario ed ebbe un grande impatto anche in Occidente. Fu monaco, poeta, pacifista, impegnato attivamente nella società, sfatando il falso mito dei religiosi dediti unicamente alla contemplazione. Il suo messaggio era semplice quanto profondo: essere consapevoli, essere presenti a sé stessi, così da beneficiare tutti gli esseri del Pianeta, in una radicale visione di interdipendenza. Ogni gesto può essere svolto con questo tipo di presenza mentale: mangiare, camminare, lavarsi i denti, lavorare, giocare… respirare! Thay – così era ed è tuttora chiamato – dedicò molta attenzione anche al mondo dell’educazione, proponendo esercizi e meditazioni adatte ai bambini e ai loro educatori.
La pratica del respiro era ritenuta centrale per Thich Nhat Hanh, in quanto osservando con consapevolezza l’aria che entra e che esce dalle nostre narici, si ha la possibilità di essere pienamente presenti, portando il frenetico vagabondare della mente a uno stato di quiete, apertura e coscienziosità.
Quando la mente è in contatto con il respiro è anche in contatto con il corpo. Attraverso questo tipo di pratica, si otterrà uno stato di rilassamento profondo, frutto di una respirazione consapevole in cui corpo, respiro e mente diventano una cosa sola.
PER APPROFONDIRE Thich Nhat Hanh, Discorsi ai bambini (Astrolabio Ubaldini Edizioni) Thich Nhat Hanh, Semi di felicità (Terra Nuova Edizioni) |