Less is more. Non avere fretta: le diverse dimensioni della cura

In un recente incontro di lavoro, chiamata come autrice a partecipare a un festival letterario per bambini e ragazzi in Lombardia, una delle persone presenti mi ha domandato se non fosse possibile presentare al festival, all’interno di tutti i laboratori, i due albi illustrati in uscita a marzo e ad aprile 2023 con la casa editrice Storiedichi.

Le ho detto in modo fermo che, no, non era proprio possibile, in quanto ogni libro è frutto di un lungo lavoro fatto di intuizioni e mediazioni (con l’illustratrice prima e con l’editore dopo) e, naturalmente di revisioni (tante revisioni!), anche se il testo è breve.

La presentazione dei due libri insieme probabilmente avrebbe fatto percepire meglio ai giovani lettori il fil rouge sottile che li lega e che lega l’intera collana, ma sarebbe passato anche un messaggio errato: quel tutto subito a cui la comunicazione e il marketing ci hanno assuefatto e che mostrando solo il risultato finale fa dimenticare completamente il processo e la cura che l’hanno portato a essere quello che è.

Ho sempre creduto che la Cultura non si possa e non si debba svendere, così come ritengo che l’agricoltura che non si avvale di pesticidi e si cura del benessere del terreno e dell’intero habitat vada valorizzata al meglio.

Qualcuno ha detto che il nemico numero 1 dell’educazione è la fretta e più vado avanti con l’età più mi sembra di compenetrare la verità profonda di questa frase.

Eppure non ci facciamo problemi a sottoporre i bambini ad attività frenetiche post-curricolari senza lasciare loro il tempo e lo spazio di elaborare e far sedimentare non solo quanto presentato in classe, ma anche quanto vissuto emozionalmente durante la giornata. E poi ci chiediamo perché quel/la bambino/a sia così irritabile o anche aggressivo (naturalmente non sto parlando di bambini con bisogni educativi speciali, ma di alunni di scuola primaria che già a sette, otto anni sono sotto pressione).

Le ricerche, però, ci dicono che la gran parte dei lavori che si svolgono oggi tra dieci, quindici anni probabilmente non ci saranno più. Se fosse così, non sarebbe il caso di cominciare a prendersi cura della capacità immaginativa dei bambini sviluppando non solo la componente esplorativa, ma anche quella ricettiva, capace cioè di soffermarsi sulle parole e sulle immagini portate, affinché rivelino tutta la loro bellezza e/o le loro criticità?

Naturalmente per far questo gli adulti dovrebbero trovare lo spazio e il tempo per selezionare i contenuti più nutrienti, per leggere ad alta voce in classe e a casa, per esplorare insieme la Natura…

Ed è proprio quello che insieme a Eloisa Guarracino, redattrice di questo magazine che inauguriamo in via sperimentale, Erica Verri, illustratrice e grafica (e compagna di avventure nel campo degli albi illustrati) e Alice Sala, giovane new entry della comunicazione di ProXXIma, ci accingiamo a fare.

Con tutta la cura di cui siamo capaci.

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