In una recente intervista su “Micromega”, in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente, il filosofo e biologo Telmo Pievani ha dichiarato con fermezza che “l’ambiente siamo noi, ci siamo dentro: è una trama delle relazioni di cui facciamo parte”. Nell’intervista emerge quanto a rischio sia oggi la biodiversità, evocando le terribili conseguenze che deriverebbero dell’estinzione degli insetti impollinatori. Se ciò avvenisse, toccherebbe sostituirli con dei robot: uno scenario inquietante e contronatura, stridente persino da immaginare, oltre che costoso in termini economici.
La tropicalizzazione del clima in aree temperate come le nostre, incontrollato consumo di suolo, l’espansione del cemento ai danni delle aree rurali, l’aumento delle emissioni gas, contrariamente a quanto prevedono gli accordi internazionali, sono fenomeni tristemente noti a tutti.
È chiaro che dinanzi a un quadro così drammaticamente complesso, non si possa rispondere con slogan o ricette semplicistiche, né soccombere travolti da un senso di impotente pessimismo. Tuttavia, in ambito scolastico, è importante insistere su quei piccoli-grandi gesti, che educhino il bambino allo sviluppo di una sensibilità ambientale davvero consapevole. Gli orti scolastici, la mensa a chilometro zero, le escursioni nella natura e una particolare attenzione alla raccolta differenziata, alla diminuzione degli sprechi, sono tutte azioni virtuose e da incoraggiare. Sicuramente già adottate nella maggior parte delle scuole. Ma è importante indurre il bambino a riflettere con profonda convinzione come anch’egli faccia parte dell’ambiente, a pensarsi come non separato da esso. Il concetto di interdipendenza è proprio la chiave da cui partire: è la rete attraverso cui si irradia questo tipo di consapevolezza che modifica radicalmente i comportamenti, sviluppando una visione integrata del mondo, di cui tutti facciamo parte e di cui tutti siamo custodi responsabili.